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Io sono un gatto, di Francesco Maugeri

Aggiornamento: 5 mag


Nel domenicale di oggi, Francesco Maugeri (o Maugerio Putiferio, come gli piace farsi chiamare), ci accompagna con il suo stile fresco e leggero, nel momento magico in cui un gatto entra nelle nostre vite per la prima volta, diventandone protagonista assoluto.


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Un giorno, il Papo si sente chiamare a gran voce dalla vicina di casa. Non abitava ancora insieme alla Mamà, anche se erano da tempo fidanzati. L’uomo, già devastato da un’improvvisa ansia, si precipita ad aprire la porta, nella palpitante attesa di scoprire quale tragedia si fosse verificata, o quale tegola incombesse sulla sua testa. 


-Non senti questo pianto incessante, straziante che arriva dal tuo giardino? Aprimi, andiamo a vedere!


Tra i vari difetti del tizio, c’è anche una discreta sordità che nella fattispecie gli aveva impedito di percepire il lamentoso suono che proveniva dall’esterno della sua abitazione. Accoglie dunque in tutta fretta la zelante signora, le apre di corsa una delle finestre che conducono fuori e insieme si dirigono nella direzione indicata dal lamentio.


Arrivano quindi al confine del suo giardino che dà su una stradina esterna. Su un gradino della scalinata verde e semi arrugginita che porta sulla via sovrastante, i due scorgono una macchia spelacchiata di colore prevalentemente bianco, della dimensione stimata di una mano che, spalancando le fauci come un leone, emette strazianti piagnistei per richiamare disperatamente l'attenzione.


La risposta sonora degli umani oscilla tra l’imbarazzante e l’isterico: i due emettono urletti di entusiastica sorpresa, come se non avessero mai visto prima un felino. Nessuno ha mai capito, nemmeno io, come quello che sarebbe diventato a breve “Unmetrodigatto” fosse finito in quella selva oscura. Le ipotesi più gettonate sono a tutt’oggi: 


1)      Che sia stato abbandonato lì, tipo come sarebbe capitato a me qualche anno dopo nel bosco, da qualche pia persona che, non avendo nemmeno il coraggio di eliminare fisicamente l’esserino, l’avrebbe piazzato proprio in quel giardino, vedendolo frequentato da molti altri gatti piuttosto ben nutriti;


2)      Che l’abbia abbandonato la madre, non essendo in possesso di latte sufficiente per nutrire tutta la sua cucciolata. Questa ipotesi potrebbe anche avere qualche fondamento, in quanto è noto che gli animali, se proprio devono compiere questa scelta così triste, tendono ad agevolare la legge di natura del più forte e a lasciare al proprio destino i più fragili. In effetti, Unmetrodigatto si sarebbe poi rilevato un micio piuttosto delicato, portato a prendere con facilità raffreddori e altri malanni di stagione;


3)      Che, da gatto iperattivo quale tutt’ora è, sia stato distratto, mentre praticava la nobile arte della caccia, da qualche mosca o da qualche farfalla ed abbia perso il gruppo famiglia. È possibile che la mamma non l’abbia più trovato. I due umani sostengono di essere andati un po’ in giro a caccia della felina genitrice, ma chissà se è vero.


Come se non aspettasse altro, l’uomo ha preso in braccio l’esserino, con l’aiuto della vicina l’ha nutrito e… insomma, non credo sia necessario che te lo dica: dopo poche ore, anche lui faceva ufficialmente parte della famiglia umanoide-felina.


Con gran stupore della Mamà, che ancora oggi rimane vagamente scettica riguardo l’impresa portata a termine dal micio: dopo poco più di un’ora il microscopico essere sarebbe stato già in grado di saltare da solo sul lettone del Papo e di stendersi e dormire con beatitudine accanto lui.

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Tratto da "Io sono un gatto", Francesco Maugeri (indy). Francesco vive nella Tuscia con i suoi 4 adorati gatti, adora la psicologia applicata, il greco antico, la filosofia. E' un grande viaggiatore.




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