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la fedeltà di un cane impone obblighi morali

Aggiornamento: 5 mag

Il domenicale di oggi è affidato a Anna Accardo Palumbo, che ha pubblicato questa recensione del famoso libro di Konrad Lorenz, "E l'uomo incontrò il cane", in cui è ben sottolineato come "la fedeltà di un cane sia un dono prezioso che impone obblighi morali non meno impegnativi dell'amicizia con un essere umano". Come non essere d'accordo.


Recensione del libro di Konrad Lorenz, di Anna Accardo Palumbo

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In questo breve saggio, la cui prima edizione risale al 1949, il grande padre dell'etologia espone la nascita e l'evoluzione del rapporto specialissimo tra uomo e cane, una relazione dalle origini antichissime, nata per ragioni di mutuo aiuto probabilmente già nel paleolitico.


Dopo aver delineato i tratti distintivi dei due capostipiti del cane odierno, lo sciacallo dorato ed il lupo nordico, Lorenz analizza, capitolo dopo capitolo, diversi aspetti distintivi di questo reciproco, progressivo adattamento, fornendo qui e lì veri e propri consigli pratici legati ora all'educazione, ora alla relazione con il cane in diverse situazioni.


Non si tratta però di un freddo saggio di carattere scientifico, sono pagine ricche di aneddoti personali ed esperienze dirette vissute da Lorenz con i propri cani, dalle quali emergono l'enorme rispetto e l'amore che egli provava per questi esseri speciali "superiori anche alla grandi scimmie antropoidi per quanto riguarda la comprensione del linguaggio umano [...] Sotto un particolare aspetto, infatti, il cane è indubbiamente più simile all'uomo che la scimmia più intelligente".


Gli ultimi due capitoli mi hanno emozionato particolarmente; condivido pienamente lo sdegno e la severità con cui vengono condannate la superficialità e l'insensibilità alla base di molte storie dai tristi epiloghi. Come ribadisce Lorenz più e più volte, decidere di avere un cane nella propria vita impone un "obbligo morale", la fedeltà di un cane "è un dono prezioso che impone obblighi morali non meno impegnativi dell'amicizia con un essere umano".


Il testo si conclude con un capitolo dedicato all'addio ed inizia con queste parole: "quando Dio creò il mondo, deve aver avuto ragioni ben imperscrutabili per dare al cane una vita cinque volte più breve di quella del suo padrone". Parole di amara rassegnazione per un rapporto dove il tempo scorre a velocità diverse e noi, che ne siamo tristemente consapevoli, dovremmo saper godere del tempo a disposizione ed avere molta cura nel trattare questi esseri la cui "permanente giovinezza" è alla radice del loro insaziabile bisogno di amore, ed il cui amore sarà forse il più puro, tenace ed incondizionato che ci sarà dato ricevere.





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