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Il gatto e la manica tagliata

Sleeping Woman With A Cat By Wladyslaw Slewinski
Sleeping Woman With A Cat By Wladyslaw Slewinski

Non c’è un vero motivo che giustifichi le forti passioni che suscitano i gatti. Il loro fascino è magnetico e la freccia che Cupido scocca quando passa il gatto della vita è d’oro incandescente. Deve essere andata così per la mia amica Sandra e il suo gatto Zeta, perché sono legati da un amore fortissimo. 


A dire il vero è lei che ama lui al punto da esserne totalmente dipendente.

Lui è un po’ come tutti i gatti, altero (la guarda come Anubi sta guardando la mummia che ha davanti a sé), egoista (esige che lei faccia prima da mangiare per lui e poi per lei), egoista2 (reclama la sua poltrona davanti al caminetto), egoista3 (vuole a tutti i costi delle carezze anche lei è già mezza addormentata) e così via. 


La mia amica cede sempre alle sue richieste, rinuncia perfino alle vacanze se non le è possibile portarlo con sé, addirittura ha lasciato il fidanzato che l’amava moltissimo quando ha saputo che era allergico ai gatti. Insomma, Zeta è padrone incontrastato della sua casa, della sua vita e del suo cuore. 


Ma ho capito veramente quanto era forte la sua dipendenza da Zeta, non so se chiamarlo amore, quando Sandra mi raccontò, fra le lacrime, una cosa che era successa.


Sandra è una ragazza molto elegante, molto raffinata. Aveva dato una festa in casa per i suoi amici, aveva indossato uno splendido Gucci con un po’ di strascico e preparato una cena straordinaria. 


Avevano bevuto, mangiato, ballato. Nessuno era allergico al pelo di Gatto e Zeta era sparito opportunamente per un bel po’, tornando soltanto quando gli amici ormai erano andati via, ma offeso a morte perché Sandra aveva potuto fare a meno di lui per tante ore. 


Era tardissimo, Sandra era stanca morta, il tempo di metter via il cibo rimasto e si era addormentata vestita, sul divano. Zeta si era accucciato ai suoi piedi, sul vestito di seta.


Quando Sandra si era svegliata, il mattino dopo, Zeta era ancora lì che dormiva. Come fare? Doveva andare in bagno, farsi una doccia e rimettere un po’ a posto. Era tardi e aveva un impegno improrogabile. Ma Zeta dormiva. 


Cercò di sfilare il vestito ma Zeta, con gli occhi chiusi, allungò gli artigli come per trattenerlo. Rinunciò, l’abito si sarebbe strappato.


Attese ancora un po’ sperando che Zeta si svegliasse, intanto fece mentalmente l’elenco delle cose da fare e il conto dei minuti che sarebbero stati necessari. Si stava facendo tardi.


Cercò di svegliarlo, scuotendolo dolcemente. Nulla. 

Gli fece le carezze dietro le orecchie. Nulla.

Gli tirò piano la coda. Nulla.


Si stava facendo sempre più tardi. Trovò una soluzione, l’ultima che avrebbe voluto prendere. In un moto di rabbia cieca mista a dolore per la decisione che aveva preso, Sandra si allungò dietro di sé raggiungendo il tavolino accanto al divano. Riuscì a raggiungere il coltello della torta che era rimasto lì dalla sera precedente, lo afferrò e, quasi senza guardare, piegandosi verso il suo adorato gatto, con gli occhi pieni di lacrime, con il coltello affilato tagliò la parte di abito che si trovava sotto di lui, liberandosi.


Sandra mi aveva raccontato questa storia piangendo, non so se per il dispiacere di aver rovinato un bel vestito o commossa dal gesto che aveva fatto per amore del suo gatto. Anche io avevo gli occhi pieni di lacrime. 


No, io non amo molto i gatti, a dire il vero ne ho addirittura paura ma l’abito tagliato per non svegliare il gatto mi aveva fatto ricordare un libro bellissimo che avevo letto da poco, La manica tagliata, di Ameng Di Wu, che raccoglie racconti d'amore cinesi di varie epoche. 


Fra questi racconti il più raffinato ma anche il più romantico è quello dell’imperatore Han Aidi che taglia la manica del suo preziosissimo Kimono per potersi alzare senza svegliare il suo amante, Dong Xian, addormentato accanto a lui. Da allora, una manica tagliata è un'espressione comunemente utilizzata in Cina come allusione letteraria all’omosessualità.


L'imperatore Ai Di e Dong Xian, in una rappresentazione di Chen Hongshou del 1651
L'imperatore Ai Di e Dong Xian, in una rappresentazione di Chen Hongshou del 1651

«Una volta riposava - era giorno - ed era adagiato su un lato, sulla manica della veste del sovrano. Questi voleva alzarsi, ma Xian non si era ancora svegliato. Allora, non volendo scuoterlo, l'imperatore tagliò la manica e quindi si alzò: a tal punto arrivava il suo amore!». 

Pensai “A tal punto arriva l’amore di Sandra per il suo gatto, grande e commovente quanto quello dell’imperatore per il suo adorato Xian!


Autore: Angela Graziano



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